L’inferno dentro le nostre case
L’editoriale di Gesualdo Purziani
La violenza estrema tocca sempre più famiglie, anche qui, nella nostra città.
Trasversale dal punto di vista geografico e sociale, scuote profondamente la vita delle comunità e crea un senso di disagio, di amarezza profonda proprio perché il luogo che più di ogni altro dovrebbe proteggere e custodire, può invece trasformarsi in un inferno. Occorre farsi alcune domande sul perché la morte procurata ai familiari più stretti e spesso cercata come via di fuga definitiva da fatiche di ogni tipo, sia così frequente.
Patologie psichiatriche, frustrazioni, tensioni e gravi difficoltà, dicono gli esperti, creano esasperazioni irreparabili che si associano all’incapacità di gestire le proprie emozioni e fare i conti con i propri demoni interiori.
Comunichiamo poco, male e questo alla lunga ammala, le persone, gli ambienti.
Cosa dire, poi, della voce degli immancabili vicini di casa che, stupidamente interpellati dai cronisti, ripropongono il solito ritornello “Era una bravissima persona, gentile, sempre disponibile. Mai avremmo immaginato che potesse uccidere…”. E via con frasi che più scontate non si può. Non aggiungono nulla di signifcativo e allontanano i veri motivi del disagio che, naturalmente, riguarda sempre e solo gli altri. Almeno abbiamo la decenza del silenzio e cominciamo, ognuno a casa propria, ad impegnarci un po’ di più per costruire relazioni significative, non prive di fatica, certo, ma che lasciano aperta la porta della comunicazione vera e il coraggio di chiedere aiuto quando da soli non ce la facciamo più.