Il medico delle maratone impossibili

Il dottore delle maratone impossibili ha la barba bianca come Babbo Natale. Ma i regali, dice, «li fanno i ragazzi a me». Non è uomo di facili sorrisi Gabriele Rosa, 75 anni, non è anzi un uomo facile e basta, ha i suoi spigoli e le sue certezze, alla retorica spesso vuota dello sport ha sempre opposto il rigore scientifico che gli deriva della professione di cardiologo.

«Io sono un medico, ho il dovere di dire le cose come stanno» è una sua frase classica, più che un manifesto professionale una filosofia esistenziale, per questo, quando sorride, sai che sorride davvero. E quando parla dei ragazzi non intende i magnifici fondisti e mezzofondisti che allena da anni, ma appunto intende i «suoi» ragazzi.

Come Niccolò Vallese e Simone Vallea, affetti da sindrome di Down, che grazie a Rosa hanno potuto coronare il sogno di una vita: correre la maratona di New York. «Quando li ho incontrati ho compreso che il loro è un mondo meraviglioso, perciò ho deciso di seguire in prima persona il progetto. Sapevo che avrebbero potuto farcela».

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