Tante sorprese dal sottosuolo

di Alessandro Berluti

Sono stati presentati a Mondolfo i risultati delle campagne di scavo nell’area archeologica presso l’abbazia di San Gervasio

Sono stati presentati a Mondolfo i risultati delle campagne di scavo condotte fra il 2016 ed il 2017 nell’area archeologica presso l’Abbazia di San Gervasio, un vero scrigno di storia. A spiegare gli interventi condotti la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche nella persona del funzionario archeologo Maria Gloria Cerquetti, insieme al Sindaco Nicola Barbieri, al Consigliere Enrico Sora e ad alcuni archeologi della ditta Adarte di Rimini che ha seguito i lavori.

“A seguito di alcuni interventi nei sottoservizi – ha esordito il Sindaco – abbiamo deciso di ampliare la zona di scavo attorno all’abbazia, lungo da sempre centrale per la storia e la cultura non solo di Mondolfo e dell’intera Valcesano, ma anche per la Regione, tanto da aver ottenuto quest’anno l’emissione di un francobollo per la serie del patrimonio storico ed artistico della nazione. I risultati sono stati davvero molto importanti, ed abbiamo deciso, già dal prossimo anno, di investire risorse come Amministrazione insieme all’Assessorato alla Cultura e con la fondamentale collaborazione del Ministero per proseguire nel lavoro intrapreso”. È stata poi l’archeologa Maria Gloria Cerquetti a spiegare gli scavi condotti, realizzati in tre fasi: “La prima indagine archeologica ha permesso il rinvenimento dei resti di un edificio romano di grandi dimensioni, composto da più ambienti e probabilmente costruito in età imperiale, con diverse fasi di uso che arrivano con tutta probabilità all’epoca tardo-antica. La presenza di basi di pilastri in fondazione, disposti a poca distanza dalla struttura muraria più estesa, ci permette di ipotizzare l’esistenza di un ambiente porticato fronte strada attuale. La seconda indagine archeologica ha permesso l’individuazione di sette sepolture ad inumazione. Queste, con tutta probabilità, facevano parte di un’area adibita a necropoli molto più estesa, che in origine doveva interessare una superficie abbastanza ampia ubicata in prossimità dell’abbazia di San Gervasio. Le sepolture rinvenute, sembrano tutte databili tra la tarda antichità e l’alto medioevo e in due di queste inumazioni, in particolare, sono stati scoperti dei reperti archeologici che ci permettono di ipotizzare dei contatti con il mondo barbarico, forse longobardo. La terza indagine archeologica, effettuata nel mese di agosto di quest’anno, ha permesso di scoprire un sito pluristratificato, che presenta almeno tre fasi insediative. Durante la prima fase insediativa viene edificata una struttura muraria, la cui fondazione in ciottoli è stata individuata in prossimità dei limiti sud-ovest di scavo. Successivamente, in una seconda fase, vengono edificate delle strutture murarie composte perlopiù da materiale di riutilizzo: tegole, elementi fittili e laterizi”.

Grande interesse ha suscitato il ritrovamento di monete, fra le quali un decanummo dell’Italia ostrogota, particolarmente ben conservato, risalente al 536-554 d.C. e che attesta inequivocabilmente la frequentazione altomedievale del luogo, ipotizzandosi riferimenti a popolazioni barbariche ostrogote e longobarde.

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