L’Azione Cattolica rinnova il suo ‘sì’

di Laura Mandolini

La Festa dell’adesione, ogni 8 dicembre, anima una trentina di parrocchie della diocesi e coinvolge quanti rinnovano la tessera

La storia dell’Ac è lunga quasi come quella del nostro Paese. Perché 150 anni fa due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni, benedetti dal nostro Pio IX, intuirono che era ora di dare una diversa cittadinanza anche ai laici e fondarono il primo nucleo della più grande associazione ecclesiale italiana. Questa bella storia, arricchita da tanti bambini, uomini e donne santi, lambisce anche le nostre parrocchie. Quelle in cui si cammina spediti, come quelle di comunità che faticano di più. Tocca le vite di adulti un po’ sfiancati dalla contemporaneità complicata, ma ancora capaci di sogni; le coraggiose esistenze giovani che si fanno mettere seriamente in discussione dalla gioia del Vangelo e quelle di centinaia di ragazzi che colorano di entusiasmo e vivacità e ci costringono a darci una mossa. Milleduecentocinquanta firme in altrettante tessere, più o meno sono questi i numeri dell’Ac senigalliese, che hanno voglia di essere insieme e di provare a fare più bella la loro realtà sociale ed ecclesiale. Niente di più di quanto è una normale appartenenza comunitaria attorno all’Eucarestia, forse con il pallino della formazione – declinata in ogni sua possibilità e direzione – perché se non ci prende cura della propria interiorità, difficilmente si è capaci di scelte coerenti e soprattutto durature nel tempo. Un impegno ed una gioiosa scelta che in ogni 8 dicembre quelli dell’Ac affidano al Signore, prendendo esempio dal ‘Sì’ di Maria che ha cambiato la storia umana, quello di una giovane laica della Palestina di duemila anni fa che fece della sua quotidianità un continuo e soprendente terreno di Bene e di relazioni significative.

Centocinquant’anni portati abbastanza bene, un sostanzioso lifting lo ha regalato il Concilio Vaticano II ed incoraggiati dallo splendido pontificato di Francesco che non smette di sorprendere e che chiede in modo pressante, esigente, conversioni vere, scelte concrete, fatti di Vangelo.

Spesso ci accusano, anche a ragione, di parlare, parlare, parlare… quelli dell’Ac leggono e parlano sempre. Un po’ è vero, ci piace ragionare, ci piace pensare che la fede chiede approfondimento e confronto, sin dalla più tenera età. Ma ha ragione chi chiede anche a noi azioni concrete, perché, come diceva uno slogan dell’Acr di tanti anni fa ‘Le parole sono stanche’. Se non si fanno seriamente i conti con la realtà, i centocinquant’anni di cui andiamo tanto fieri possono trasformarci in mummie, da museo, aggiungerebbe il papa. O in persone noiosamente nostalgiche che perdono il costante riferimento al quotidiano, alla concretezza della vita e che a forza di guardare indietro si ammalano di torcicollo.

Il triennio iniziato ha come filo conduttore ‘Vi precede in Galilea’: ecco l’orizzonte che ci piace, la cosmopolita, pagana e per nulla facile terra di Galilea che somiglia tanto alla nostra. Ma è quella dove tutto è iniziato, quella che ha sentito risuonare parole di eternità che anche oggi danno il senso più…

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