In moto o fermi, sempre al meglio
L’editoriale di Gesualdo Purziani
Quando incontriamo qualcuno che non vediamo da tempo e gli chiediamo come sta, subito ci tiene ad assicurarci che sta facendo questo o quello, che corre qua e là. Quasi a garantirci che non è uno che vive con le mani in mano, uno che perde tempo, ma uno che è utile alla società, alla famiglia, alla comunità.
Certamente sono particolarmente importanti le attività che facciamo nel nostro ambiente, attività che fungono da sbocco sociale in cui ricaricarsi e che sono di grande aiuto e possono essere anche meravigliose opportunità per starein mezzo agli altri. Ma dobbiamo anche pensare che la dignità e il valore di una vita non può basarsi solo su quante cose fai. In questi giorni ho incontrato una persona attivissima, di quelle che “una ne dicono, cento ne fanno”, e alla domanda di rito – come stai? – mi ha descritto la malattia improvvisa, le cure, le raccomandazioni dei medici di non fare più questo o quello, di scordarsi quell’impegno e quell’attività.
Mi sono complimentato con lui, chiedendogli come mai e da dove veniva quella sua inaspettata e invidiabile serenità, pur nella completa e forzata inattività.
Mi ha risposto che quando per motivi che non conosci ti dovrai fermare, puoi essere ugualmente contento perché puoi servire il prossimo in altro modo, quando dalle piste della tua operosità diventi solo un prezioso fermacarte, anch’esso utile sulla scrivania. Pur augurandoci di poter continuare sempre a fare tanto bene e nella speranza di non diventare un peso per chi ci sta attorno, ricordiamoci che nella vita è sempre utile chi corre e anche chi sta fermo, se correndo o fermandoti continui a dare il meglio di te stesso per chi ti avvicina.