A cosa serve l’Unione europea?

di Antonio Marco Vitale

Il vicepresidente del Parlamento europeo, David Sassoli, la scorsa settimana era a Senigallia. Lo abbiamo incontrato.

David Sassoli, volto noto del giornalismo televisivo italiano, ha mollato il suo lavoro per candidarsi ed essere eletto nel Parlamento europeo. Non solo è stato eletto nelle file del Pd – Pse, ma attualmente ricopre anche la carica di Vice presidente dello stesso organo comunitario. è stato a Senigallia per alcuni eventi, la scorsa settimana e lo abbiamo incontrato all’interno della Comunità Educativa Mamme con Figli “La Cantera”, gestita dalla Coop. Soc. Vivere Verde Onlus.

La domanda che ha fatto da filo conduttore a questo interessante incontro è stata ‘A cosa serve l’Unione europea?’. Articolata la sua risposta che è partita dalla genesi della casa comune continentale per poi tentare di spiegare la grande crisi, assai pericolosa, che attanaglia le istituzioni comunitarie.

Per stare al mondo

L’Europa serve per stare al mondo. L’Europa non è più il centro del mondo; quando i paesi europei si facevano la guerra, i paesi europei e l’Europa erano il centro del mondo. Oggi non lo siamo più, forse anche per fortuna, però certamene non essendolo più tante cose si sono spostate ed occorre fare i conti con questo dato di fatto. Siamo andati avanti pensando non solo di essere il centro del mondo, ma che gli altri dovessero sempre rimanere come li avevamo conosciuti, magari guadandoli anche con superiorità. Invece ci siamo accorti in questi vent’anni che come corriamo noi, come vogliamo vivere bene noi, lo vogliono altri 6/7 miliardi di persone. L’India, ad esempio, è una paese di un miliardo e 200 mila persone, negli ultimi 20 anni sono usciti dal sottosviluppo 200 milioni di indiani. Qual è il sogno di un ragazzo indiano di oggi, che magari è nato in una famiglia poverissima, uno di questi ragazzi fantastici che studiano con borse di studio in America o in Europa, geni della matematica e dell’informatica, che non vanno a cena fuori la sera perché non hanno i soldi? Sognano che magari altri 200 milioni di indiani nei prossimi 10 o 15 anni escano dalla miseria come hanno fatto loro. Hanno aspettative che sono esattamente quelle che abbiamo noi, solo con un piccolo particolare: noi siamo 500 milioni… Abbiamo bisogno di allargare lo sguardo se vogliamo non cadere nella trappola della paura, della conflittualità e se vogliamo riuscire a metterci in sintonia con un enorme cambiamento mondiale che non può vederci spettatori, ci deve vedere protagonisti. Questa è una scelta di prospettiva che deve fare la nostra società, a tutti i livelli, perché se resti spettatore poi la commedia non la dirigi, la guardi, e i processi di globalizzazione che sono inarrestabili o riesci a governarli oppure possono marginalizzarti molto rapidamente e farti fuori.

Insieme, ma diversamente

60 milioni di italiani, 8 milioni di belgi, in Germania sono 90 milioni di persone: Tutti questi possono farcela da soli? Stiamo parlando di cose diverse e profondamente squilibrate, abbiamo bisogno dell’Europa per stare al mondo, perché altrimenti questo meccanismo ci travolgerà, nessuno si salverà: potranno salvarsi l’Estonia, la Lituania, la Slovenia, la Slovacchia? Nemmeno l’Italia, nemmeno la Francia! Guardiamo cosa sta succedendo in Gran Bretagna, la più grande piazza finanziaria del mondo: sono nei guai e non sanno come uscire e come gestire al meglio la Brexit. Ma che tipo di Europa ci vuole per stare al mondo? L’Unione europea di oggi è ancora in mezzo al guado ed il deficit deocratico si fa sentire. Ci sono un Parlamento europeo eletto, ma che ha pochi poteri, un Consiglio (espressione dei governi), il cui peso è enorme e la Commissione che decide tantissimo. Il potere dei cittadini è rispettato? C’è qualcosa nel sistema democratico europeo che deve essere precisato meglio. L’Europa ci serve per stare al mondo, ma per stare al mondo abbiamo bisogno di chiudere il processo di definizione della democrazia e credo che questo sia il passaggio che spetta alle generazioni più fresche: quella di mio padre ha fatto la guerra, ha capito che non si deve più combattere, quella nostra ha cercato di definire alcune istituzioni, quella dei giovani di oggi probabilmente dovrà chiudere il cerchio. C’è bisogno di una democrazia europea in cui i cittadini vengano riconosciuti come attori, il tema della cittadinanza nasce da questo: sei cittadino perché hai la possibilità di decidere, oggi invece decidi fino a un certo punto, ed è questo ‘fino a un certo’ punto che deve cambiare.

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