Anna Frank, la grande tifosa

di Laura Mandolini

Pare che Anna Frank fosse grande tifosa di calcio, che andasse spesso allo stadio a sostenere con grinta la sua squadra del cuore. E quando poteva seguiva le trasferte. Appassionata come poche altre ragazze della sua età, viveva questo sport come un bel momento di divertimento, di gioco condiviso, di sana competizione. Perché, si sa, gli stadi sono luoghi dove le persone, almeno per qualche ora, mettono in pausa la fretta, godono di un’attività che di per sé non serve a niente, se non a divertire ed a creare un forte senso di appartenenza comunitaria.

Ammirare da vicino alcune prodezze atletiche, per lei, era un inno alla vita, significava gioire, per di più insieme a migliaia di altri supporter, delle immense possibilità di cui gli uomini e le donne sono capaci. Ci sarebbe piaciuto leggere questo nel suo famoso diario. La storia è decisamente un’altra, lo sappiamo. Grande tifosa della vita fino alla fine, Anna è nata in un tempo che non ammetteva altre tifoserie, altre regole del gioco, altre possibilità di scelta. Indossava i colori sbagliati, la sua squadra era perdente in partenza, perché bastava appartenere al suo ‘team’ per essere fuorigioco e venire annientati in altri campi: quelli dello sterminio e della morte di massa. 

Peccato che qualcuno non se ne ricordi più; peccato che tornino terribili nostalgie e che, ancora per tanta gente, la parola ‘ebreo’ equivale al più terribile degli insulti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

8 − 3 =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.