Dio, tra l’uomo e l’universo

a cura di Laura Mandolini

La tesi di dottorato di don Davide Barazzoni presso l’Università Gregoriana è diventata un libro sulla figura di Enrico Medi.

La figura di Enrico Medi (1911-1974) come scienziato credente è una delle più interessanti nel panorama del laicato del Novecento. Padre di famiglia, da sempre affascinato dall’armonia del cosmo e dalla bellezza del creato, ha saputo coniugare con intelligenza i due linguaggi spesso messi in contrapposizione quali la scienza e la fede. Don Davide Barazzoni, un nostro giovane sacerdote, si è lasciato coinvolgere da questa originale ed appassionante vita, tanto da dedicare la tesi di dottorato proprio allo scienziato innamorato di Dio. Lo studio di don Davide propone un ritratto biografico di Enrico Medi e coglie la sua profonda spiritualità facendo tesoro delle tante riflessioni e “contemplazioni” che ci ha lasciato: «L’uomo diventa grande quando nella sua piccolezza, raccoglie la grandezza dei cieli e lo splendore della terra e al Padre comune le offre in adorazione e amore » (E. Medi). è lo stesso don Davide a parlarci del suo lavoro.

Enrico Medi, divulgatore negli studi televisivi della RAI

Perché associare ‘stupore, armonia e mistica’ allo scienziato Enrico Medi?

Queste tre parole sono la sintesi di un percorso spirituale che abbraccia tutta l’esistenza di Medi. Lo stupore riguarda la capacità di Medi di meravigliarsi di fronte alla bellezza del creato e il desiderio di scrutare i misteri del cosmo come strada per avvicinarsi sempre di più a Dio; l’armonia è una vera e propria vocazione a cui Enrico fin da giovane ha cercato di rispondere tenendoinsieme il sapere scientifico, quello filosofico e quelloteologico combattendo contro ogni forma di divisione e opposizione dei saperi. La mistica, solitamente associata a figure consacrate e di vita contemplativa la ritroviamo nell’atteggiamento che Medi aveva di fronte al mistero di Dio e l’amodon re per l’eucarestia che gli faceva ardere il cuore e illuminava ogni sua scelta. Dunque un filo rosso che lo studio condotto su Medi mi ha dato modo di individuare ma anche un itinerario spirituale percorribile da ogni cristiano, in particolar modo laici e scienziati.

In tempi di secolarismo imperante– se non paganesimo – proporre uno scienziato credente comporta dei rischi? Cosa invece provoca per rompere il conformismo anche in ambito accademico?

La testimonianza di uno scienziato credente comporta credo una sfida e una possibilità di tenere aperto un dibattito che sembra chiudersi di fronte ad una linea imperante. Il dibattito è su quale rapporto tra scienza e fede, ma anche tra fede e politica, tra fede e insegnamento. Medi in ogni ambito di lavoro che ha svolto (professore universitario, fisico, politico, ecc) ha cercato di tenere sempre vivo il dibattito ed essere sentinella profetica di scenari futuri, voce di una coscienza che sa fare appello al bene comune e all’integralità della persona umana. La sfida non va condotta a forza di anatemi o proclami ma nella ricerca della verità…

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