Il gusto semplice di non fare niente

L’editoriale di Gesualdo Purziani

“Mamma, adesso andiamo a non fare niente?” è una di quelle domande, carpita tra le mille voci all’uscita della nostra scuola, che sono rimaste depositate in me per tanto tempo. Quel ‘non fare niente’ diceva proprio tutto.

Tutta la nostalgia di un tempo completamente dedicato alla relazione, nuda e pura; tutta la bellezza del sapersi presenti uno per l’altro, senza intermediazioni di nessun tipo. E l’enorme, sempre sorprendente, capacità dei bambini di andare all’essenziale, di rifugiarsi comodamente in quanto gratifica, accudisce e rende sicuri. Tempo libero, perché liberato da quanto non serve. Liberare il tempo non è operazione semplice. Perché chiede di fare i conti sul serio con noi stessi, con le priorità che ci siamo dati, con le aspettative alle quali troppo spesso deleghiamo la soddisfazione, se non la felicità, per quanto viviamo. ‘Non fare niente’ toglie alle cose, anche quelle più necessarie ed utili, lo strapotere di definirci soltanto partendo da esse.

“Andiamo a non fare niente” è un altro modo per dire riconosciamoci per quello che siamo, facciamoci una semplice, sana e divertente compagnia, mastichiamo più lentamente il gusto del tempo condiviso in semplicità. Proviamoci a ‘fare niente’, è un lusso anche questo. Proviamoci anche quando la vita, per tanti motivi, non ci da modo di alleggerire pensieri e giornate. Proviamo ad emancipare questo tempo così ingolfato e vorticoso, a spostare lo sguardo su qualcosa che gratuitamente regala la pace del cuore. Come il tempo dei bambini, che chiede soltanto di essere vissuto.

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