Il pallone sgonfiato

L’editoriale di Gesualdo Purziani

L’Italia fuori dal Mondiale di calcio è diventata una tragedia nazionale. Non sono un esperto di calcio e nemmeno un grande appasionato, ma mi è rimasta impressa l’espressione di un calciatore che “Il pallone è una bella cosa ma non va dimenticato che è pieno d’aria”. In tanti avevano sperato, ma di speranze non si vive e non si vince: nello sport e anche nella vita. Quindi tifiamo pure, ma comunque diamo un senso alle cose. Si tratta di una partita di calcio, non di vita o di morte, dovremmo avere ben altri appigli a cui aggrapparci. Lo sport nella storia è sempre stato uno strumento fondamentale per la crescita della persona perché ricalca la concretezza della vita: impegno, sacrificio, fatica, gioia, soddisfazione, speranza. Nasce come esigenza naturale per star bene e si trasforma in occasione di relazione e di socializzazione.

In Italia, poi, la Nazionale di calcio è quasi l’unico collante che ci fa sentire un unico Paese. Senza considerare anche le tante ricadute economiche. Nonostante tutto, nonostante i tanti fatti recenti, bisogna tornare a vivere lo sport come lo si viveva da bambini, sfruttandolo come distrazione, con le sue gioie e le sue frustrazioni. Crescendo, quella meta che già allora era troppo alta, ora ci sembra paradossalmente esserlo ancora di più, più di noi. Ma nulla ci potrà impedire di continuare a guardarla con romanticismo. In attesa del prossimo mondiale

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