La nuova agricoltura

di Andrea Zaghi

Nella nostra regione sono nate ben 295 aziende guidate da giovani e brillanti imprenditori.

L’agricoltura, nelle Marche, è sempre più giovane.

Un boom che, nel corso del 2017, secondo dati Infocamere elaborati da Coldiretti Marche, ha visto la nascita di 295 nuove aziende occupate tra coltivazioni, allevamenti e acquacoltura. In totale ci sono 1471 imprese dirette da under 35.

Produrre buone cose da mangiare. Certamente sì, ma anche altro. Perché l’agricoltura è ormai diventata qualcosa di molto variegato e complesso.

Fonte di nuovi mestieri accanto ai “vecchi”, di nuovi prodotti accanto a quelli tradizionali. Quasi settore laboratorio nel quale sperimentare non solo forme di coltivazione e allevamento diverse dal passato, ma anche mestieri che prima non esistevano. Con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne possono derivare. Non si tratta però di attività di ripiego, quanto piuttosto di complemento dell’attività agricola che negli anni si è trasformata in molto più che la produzione di alimenti. Con una forte spinta da parte dei giovani. Per questo probabilmente proprio Coldiretti spiega come le nuove generazioni siano il motore dell’agricoltura del futuro con una crescita del 6% nel 2017 per un totale di 55.121 imprese agricole italiane condotte da imprenditori con meno di 35 anni che pone l’Italia al vertice nell’Unione europea. Guardando più da vicino questa parte dell’agricoltura si scoprono poi i legami fra età dell’imprenditore, grado di innovazione e nuovi mestieri che danno a loro volta vita a prodotti nuovi.

Le aziende agricole dei giovani – ricorda la Coldiretti – possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. I giovani agricoltori usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese, mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che permette di raggiungere e inserirsi in nuovi mercati. Ma anche, come si è detto, di cambiare i metodi di lavoro e i prodotti all’interno delle imprese. Metodi di lavoro innovativi come l’uso del drone per il contenimento dei parassiti del mais oppure l’applicazione di dispositivi elettronici per controllare i movimenti dei bovini al pascolo e per capire se sono soddisfatti o se invece devono cambiare prato e foraggio.

Ma anche l’applicazione di strumenti già noti in settori di attività diversi come sul fronte della tracciabilità del prodotto l’uso del QrCode sulle patate che da prodotto indifferenziato passano ad essere riconoscibili. E senza dimenticare l’offerta di servizi che dalla produzione agricola traggono le materie prime ma che vengono mantenuti in azienda invece di essere gestiti da altri anelli della filiera agroalimentare. Un giro d’affari di milioni di euro ma soprattutto nuovi motivi d’occupazione. Non deve essere perso di vista il motivo principale dell’attività agricola: produrre cibo per tutti.

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