La vita intensa che lascia il segno
Ad un mese dalla scomparsa di Paolo Simone, riproponiamo l’articolo uscito su “La Voce Misena” nr. 29 del 10 agosto 2017 in sua memoria.
di Laura Mandolini
In questa pagina alcune voci delle tante che vogliono ricordare Paolo Simone uomo, marito, padre, medico, pacifista, scout…
“Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
Ora lo pensiamo in questa eternità di gioia
Si può morire di passioni. Come vivere di passioni. Anzi, l’una cosa è legata a doppio filo all’altra. Perché vita e morte hanno un’intensità identica quando si tratta di esistenze speciali, che non lasciano in pace un attimo, che chiedono continuamente da che parte stai, gusto della scoperta e mobilitazioni. Inquietudini creative ed originali che muovono interesse, generosità ed impegni per tutto quanto merita di essere vissuto. Per le vite degli altri. Ci sono vite così, rare, preziose, uniche come quella di Paolo.
Voli di ogni tipo, i suoi. Nelle vite dei suoi cari, continuamente stimolati ad aprire gli occhi sul mondo, a dare il meglio di loro stessi. Nella vita dei più piccoli, troppo spesso a corto di adulti amanti del volo, rassegnati a razzolare in cortili sempre più angusti, incapaci di uno sguardo d’insieme che mette in fila priorità e risposte. Se poi incontrano uno così e assaggiano l’ebbrezza dell’aria aperta, sanno intercettare le correnti giuste e si lasciano andare, la vita ha un altro sapore. Per questo i piccoli lo seguivano laddove in pochi avrebbero osato condurli.
Voli ingenui, puri, ostinati e convinti nella sfilacciata rete sociale di una città troppo spesso a corto di ampi orizzonti, impaurita e fracassona, sensibile più a parole che con gesti di solidarietà vissute. Specchio fedele di questo Occidente sazio di cose, povero di sogni, di fantasie generose che alla intensità dei grandi spazi, preferisce il basso profilo delle convenienze di turno, la volgare scorciatoia di muri che rispuntano ovunque, il chiasso alienante che copre melodie riconcilianti.
Sconfinati i voli di Paolo. Il suo mondo senza confini, senza troppi calcoli e paure, perché il confine chiede di essere capito, attraversato, aperto e colorato di utopie possibili, di convivenze quasi dimenticate, di meticciati che arricchiscono tutti. Attraversando i confini ci si conosce, si possono osare sogni e progetti soltanto perché giusti, utili, necessari, belli. Umani.
E’ sconfinato quel cielo in cui vivi per sempre. Tutto, Paolo, adesso è al suo posto, tutti i tuoi desideri hanno diritto di cittadinanza, lì. Senza che nessuno metta barriere, ponga condizioni, lucri sulle sofferenze altrui, giochi continuamente al ribasso. Adesso è tutto chiaro, adesso quel mondo che tichiamavacontinuamenteconilsuo bisogno di giustizia e di pace, adesso è casa tua. Sarà interessante guardare questa povera Terra da quella prospettiva luminosa, perché finalmente tutto torna.
Non eri un pazzo a sognarla come ora la vivi, non era la farneticamente ossessione di uno che non si rassegnava a fare i conti con la realtà. Ora lo sai, ora hai capito, vedi chiaro. Ora sei quel costruttore di pace che finalmente vive la beatitudine eterna di chi è chiamato figlio di Dio.
Paolo, trova tutti i modi per far capire anche a noi che vale la pena farsi scuotere, che avevi ragione te, che gli uomini e le donne meritano rispetto, dignità, possibilità. Tutti, ovunque si trovino, qualunque sia la loro condizione. Adesso puoi dirci ancora tante più cose. Adesso le tue parole profumano di eternità e possono nutrire ancora di più le nostre nostalgie ed azioni di Bene.