L’Acr ha 50 anni!

Anche una delegazione senigalliese ha preso parte alla festa per il mezzo di vita dell’Azione cattolica dei Ragazzi. Con il nuovo statuto associativo del dopo Concilio, nasceva la proposta formativa ed esperienziale che ha cambiato la catechesi italiana.

Sono passati cinquant’anni dalla sua nascita e da quel momento i bambini e i ragazzi dell’ Acr ne hanno fatta di strada, accompagnati mano nella mano dai loro educatori. Un traguardo importante festeggiato a Roma con “Light Up. Ragazzi in Sinodo”, tre giorni ricchi di momenti di incontro per riflettere sul dono che l’Azione Cattolica dei Ragazzi ha fatto ai bambini, ai ragazzi e alla Chiesa. Cinquant’anni di Acr, cinquant’anni di attenzione ai più piccoli, cinquant’anni di vita nella carità, di impegno per la pace e per l’integrazione delle diversità.

Dal 31 ottobre al 2 novembre scorsi, una rappresentanza di mille bambini e ragazzi provenienti da ogni angolo d’Italia (tra questi anche una delegazione da Senigallia) ha illuminato di bellezza la capitale. “L’idea – spiega Luca Marcelli, responsabile nazionale dell’Acr – è quella di continuare ad accendere una luce nella vita dei giovani, quella luce che viene dall’incontro con il Signore”. Un’occasione speciale per valorizzare l’immensa ricchezza della fede dei più giovani e l’attività svolta da Acr nel pren- dersi cura di questo inestimabile patrimonio. “Light Up vuole interrogarsi su come l’Associazione può continuare ad essere luce, ad essere non solo esperienza di crescita ma anche – sottolinea Marcelli – esperienza di apostolato che vede i ragazzi sempre al centro”.

Con lo statuto dell’Azione Cattolica Italia, dell’allora Presidente nazionale Vittorio Bachelet, nasceva nel 1969, l’Azione Cattolica dei Ragazzi, “uno dei frutti più belli del Concilio Vaticano II”, commenta il responsabile. Ancora oggi è esperienza di ragazzi protagonisti, non destinatari, ma veri e propri protagonisti che vogliono crescere con il Signore e che cercano di vivere la santità “ad altezza di bambino”. Giovani che vogliono annunciare a tutti la bellezza di credere, prendendosi cura degli altri e impegnandosi nel costruire una realtà giusta. Ma cosa ha rappresentato Acr in questo mezzo secolo? La risposta è molto semplice e può essere condensata in poche parole: un’esperienza di crescita nella fede. “Una fede che non separa i bambini dai loro coetanei, ma che li aiuta a vedere nei propri amici, in particolare in quelli che non credono, un fratello da amare aggiunge Marcelli – da incontrare, qualcuno a cui annunciare la bellezza e la gioia del Vangelo”.

“Da sempre, prova ad essere un’esperienza per tutti”, afferma don Marco Ghiazza, assistente nazionale dell’Acr. “L’anima dell’Azione cattolica ragazzi è costituita da giovani e giovanissimi, dai 4 ai 14 anni, che non sono assolutamente diversi dagli altri e non puntano nemmeno a distinguersi”. La sua mission è racchiusa nella parola ‘seguimi’, sette lettere e tre sillabe che accostate l’una all’altra formano l’invito che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli: “In quella parola – continua don Ghezzi – c’è la vita intera. C’è l’orecchio che ascolta, c’è la mente che raccoglie e custodisce informazioni, c’è il cuore che ama, ci sono scelte da prendere e passi da fare”. E proprio il cammino che i ragazzi percorrono nei numerosissimi gruppi, sparsi in tutta Italia, va nella direzione di “una fede attenta alle tre dimensioni fondamentali della vita ecclesiale: l’annuncio, la vita di preghiera e la testimonianza della carità”.

Anche l’Acr vive le sue difficoltà, in una Chiesa che fatica ad attrarre le giovani generazioni. E ci sarà biosgno di verificarsi, condividere, interrogarsi sul futuro di questa grande e bella storia.

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