Le buone relazioni
di Andrea Casavecchia
I legami più stretti in generale soddisfano, molta più diffidenza verso chi non si conosce
Le relazioni sono un forte indicatore per la qualità della vita. Ci garantiscono sicurezza e conforto.
Affetti, confronti, incontri e dialoghi tra le persone danno spessore alla nostra esistenza. Capire la soddisfazione dei cittadini verso loro legami è un segnale importante che mostra il valore di una società. In Italia esistono due sistemi di grandezza differenti con cui si misurano i rapporti tra le persone e ci rivela la fiducia verso il prossimo.
Siamo molto soddisfatti dei nostri amici e delle relazioni familiari, ma quando le maglie della rete sociali si allargano, perdiamo in sicurezza. Degli altri – quelli che troviamo vicino a noi per caso su un treno, oppure incontriamo in fila davanti e dietro di noi per pagare alla cassa del supermercato – non ci fidiamo. I dati su “La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita”, rilevati dall’Istat, confermano i due sistemi di grandezza. Le relazioni familiari conseguono un ampio consenso tra gli italiani: il 90,1% delle persone di età superiore ai 14 anni giudica soddisfacente il loro rapporto con i parenti; un dato impressionante che bisognerebbe ricordare quando si ragiona sulle difficoltà delle famiglie. Anche le relazioni amicali sono buone per tanti cittadini:
l’81,7%. Il nostro capitale sociale composto dai rapporti più intimi è solido e diffuso nella nostra società, tanto che ne caratterizza uno dei suoi aspetti.
C’è però il secondo sistema di grandezza. La fiducia verso l’altro, quello che non si conosce. In questo caso prevale un senso di cautela: la stragrande maggioranza dice che “bisogna stare molto attenti”.
Solo un scarso undici per cento ritiene probabile che un estraneo restituisca un portafoglio smarrito.
Il senso di diffidenza indebolisce il nostro stare insieme. Non ci fidiamo del senso civico degli altri e questo danneggia il clima sociale; le motivazioni sono due: in primo luogo la sfiducia deresponsabilizza.
Se si immagina che qualcuno non si comporti in un modo consono diventa meno grave compiere gesti simili. In secondo luogo si alimenta l’immagine di una società come spazio di egoismi individuali.
Di conseguenza crescono insicurezza, paure, antagonismi e sospetti verso gli estranei. Poca fiducia impoverisce.