Le relazioni che lasciano il segno

l’editoriale di Gesualdo Purziani

Cambio di sacerdoti in qualche parrocchia della nostra diocesi.

Una regola non scritta prevede che quando un parroco lascia una comunità sappia girare pagina e tagliare i ponti che si era costruito laddove ha vissuto il suo ministero. Il motivo principale è quello di lasciare completamente campo libero al successore, senza interferire nelle sue scelte, alimentare nei parrocchiani confronti spiacevoli o rappresentare una sorta di governo ombra. Ma non credo che sia necessario chiedere di troncare le relazioni umane, di amicizia e di fiducia reciproca che aveva costruito e che erano state significative sia per la sua umanità di prete, sia per i parrocchiani che sono diventati suoi amici. Tra l’altro, con tutti i nuovi mezzi di comunicazione, ci può essere una vicinanza reale è costante: un’amicizia non si taglia per decreto. Però non si può vivere solo di ricordi.

Le relazioni vanno costruite là dove ci si trova a vivere. Con i suoi nuovi parrocchiani uomini e donne, vecchi e giovani, sani e malati e non soltanto per i sacramenti, ma ‘semplicemente’ perché la vita lo chiede, come del resto ci insegna Gesù Cristo, che per primo voleva di incontrare le persone. Perché sono proprio queste ultime la ‘materia prima’ delle nostre comunità e la ricchezza di noi preti sta proprio nella capacità di attingere alla relazione per eccellenza, quella con il Signore Gesù, per nutrire di significato ogni dimensione umana che viviamo. Auguriamo, allora, a chi parte e a chi arriva, di costruire da subito buone relazioni, rispettose, calde, capaci di tirare fuori il meglio da ogni persona. Ed alle comunità interessate a questi scambi, di costruire ancora comunità ricche di fede e di vita significativa.

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