‘Magnifica Maria’ tra le sbarre

di Laura Mandolini

Il coro ‘Unisensus’ si è esibito nel carcere di Villa Fastiggi, a Pesaro: cronaca di una esperienza speciale che ha molto da dire

‘Magnifica Maria’, lo spettacolo musicale del coro ‘Unisensus’ di Senigallia, diretto dal maestro Ilenia Stella, sabato 25 novembre scorso è entrato nel carcere di Villa Fastiggi a Pesaro. Ci sono voluti generosità e coraggio nel proporre questa alternanza di riflessioni, musica e testi che attraverso i misteri del Rosario raccontano la vita della Vergine. Ma la scommessa, nonostante più di una fatica, è stata vinta. C’era un pubblico inedito, ‘costretto’, con alle spalle storie tanto diverse, in un presente in cui la detenzione è l’unico filo conduttore. E quando un po’di vita libera entra in questi spazi, se porta qualcosa di significativo, le reazioni non si fanno attendere: dalla commozione più profonda delle giovani donne ristrette, all’attenzione rispettosa di uomini un po’ sorpresi da una proposta così esigente, ma interessante e coinvolgente. Fino all’indifferenza, a volte fastidiosa, di chi proprio non riesce a farsi toccare dalla bellezza e da linguaggi forse sconosciuti, anche nello spazio di appena un’ora in un pomeriggio diverso che può rompere l’asfissiante monotonia della vita in cella.

A Villa Fastiggi c’è stato tutto questo e tanto altro che non sapremo mai. Proprio perché varcare le sbarre di una prigione significa, anzitutto, accettare l’imprevedibilità dell’incrocio di sguardi che non si incontreranno più. Significa la gratuità di proporsi in luoghi che difficilmente sanno educare al bello, alla cultura in ogni sua accezione. E che chiedono, come del resto avviene fuori, animi disposti a farsi toccare e mettersi in discussione sul serio. ‘Magnifica Maria’ è la storia di una vita che può raccontare ogni vita. Attese, sorpre- se, delusioni, sofferenza, fiducia e affidamento, gioia, relazioni, incontro con il male, il dolore… nulla è stato risparmiato alla giovane donna di Nazareth. Che ha scelto di fidarsi, di scommettere fino alla fine sulla Parola che in Lei è diventata carne. Donna dei nostri giorni, direbbe don Tonino Bello, che apre squarci di fiducia e possibilità di Bene, sempre. Anche dove tutto sembra compromesso e le parole si fanno pesanti, non possono permettersi il lusso della superficialità e dell’insignificanza. Liberi e ristretti, come spesso avviene in queste situazioni, si sono osservati per scoprirsi molto più simili di quanto immaginavano. Ognuno alle prese con il proprio vissuto, ma trasformati, almeno un po’, anche da questo originale momento artistico. Si torna a casa e si torna in cella con piccoli frammenti di bellezza da cui ricominciare. Ovunque.

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