Quando torneremo nella nostra scuola

Giorni di portoni chiusi, lezioni online, incontri mediati da
video e audio. E cresce il desiderio di ritornare ad incontrarsi

di Federica Spinozzi

Questo tempo di lontananza e di separazione, dove tutto sembra passare al setaccio per portare alla luce l’essenziale, ci consente di rivalutare la Scuola come luogo e tempo di incontri, di sguardi, di cultura. Al di là del ruolo che abbiamo nella Scuola, studenti, famiglie, insegnanti, personale ATA e persino dirigenti, tutti stiamo riscoprendo il suo valore.

Veniamo da un lungo periodo nel quale la Scuola è stata assai beffeggiata e screditata, a tal punto che dichiararsi “insegnante” genera non solo
scarso apprezzamento, ma persino frasi del tipo “Hai studiato tanto per fare il professore!” oppure “Con quello che vi pagano! Non avevi nulla di meglio da fare? Certo però hai tre mesi di vacanze!” e potrei continuare ancora a lungo. Le abbondanti critiche alla Scuola hanno portato alcuni genitori addirittura a pensare di ritirare i propri figli ed aderire all’istruzione domiciliare; altri ipotizzarlo come soluzione alle molteplici
problematicità della Scuola, altri ancora a vivere la Scuola dei propri figli come un peso, un tormento. Non si vogliono certo negare le fatiche che il mondo della Scuola attraversa in un’epoca nella quale tutto è in evoluzione ad un ritmo velocissimo; ma forse si è stati giudici troppo severi emettendo sentenze molto pesanti.

In queste settimane di portoni scolastici chiusi, di lezioni online, di scuola ridotta ad un video, un audio, o ad una serie di esercizi da svolgere in camera o in cucina, il desiderio di scuola normale, di lezione frontale, di profumo di libri e di quaderni, di banchi e di zaini, si va diffondendo sempre più in ogni casa. Sia i bambini dell’Infanzia che i ragazzi più grandi sentono forte il richiamo dei compagni e di quelle giornate non affatto noiose, ritmate da campanelle, da lezioni, da verifiche e voti, da risate e scherzi. Anche gli adulti, genitori e nonni, alle prese con la scuola a distanza, forse non considerano più la Scuola come un parcheggio dove portare e riprendere bambini e ragazzi, ma come un’esperienza formativa culturale irrinunciabile. E per ultimo tutti coloro che lavorano nella Scuola, primi gli insegnanti: non è affatto semplice preparare del materiale per i propri alunni senza guardarli in faccia, senza leggere nei loro occhi lo smarrimento di quando si spiega in modo incomprensibile e
viceversa lo sguardo rassicurante quando tutto è chiaro. E’ un lavoro
più veloce, certo, ma senza alcun riscontro diretto ha poco senso.
Per non parlare poi del vissuto che i ragazzi portano a scuola, a volte condiviso, a volte nascosto e tenuto segreto; ogni classe è un mondo in miniatura e le lezioni più vere e costruttive sono quelle che partono dalla vita degli alunni, dalle loro esperienze positive e negative, dai piccoli conflitti che nascono all’improvviso, dai loro sogni, dalle loro paure. E quanto materiale avremmo avuto in questi giorni su cui riflettere! Quante pagine di letteratura da approfondire, quante di Storia, di Scienze, di Geografia da studiare insieme! Ma soprattutto quanto avremmo potuto riflettere sulla paura, sull’ansia, persino sulla morte!

Ecco perché son convinta che, terminato questo tempo di assenza forzata, torneremo tutti a Scuola con uno spirito rinnovato e più rispettoso nei confronti di una istituzione dal valore inestimabile. Forse ci lamenteremo tutti di meno, forse ci guarderemo con maggior fiducia e rispetto, forse torneremo a pensare la cultura come un bene prezioso per l’individuo, per la collettività.

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