Se la vita fa paura

di L.M.

Una vita appena nata ha fatto paura ed è stata rifiutata, una vita appena nata che doveva essere accolta.

Almeno potessimo imparare da questa tragedia i piccoli passi possibili, alla nostra portata, perché non accada più di gettare via il dono più bello che esista. Nessuno saperché, ad un certo punto, un neonato rappresenta una minaccia a tal punto da far decidere ad una madre ed un padre (sì, ci sarà anche un padre da qualche parte…) dibuttarlo via. E ci fermiamo, attoniti, a chiederci perché, come è possibile, chi poteva aiutare e non l’ha fatto, cosa devonomettere in moto la famiglia, la politica, le istituzioni, la comunità, la chiesa, il terzo settore, la sanità, la scuola (… potremmo

continuare all’infinito) per scongiurare una tragedia così grave. è la violazione della fragilità più estrema a sconvolgerci, il cucciolo d’uomo ha bisogno di tutto nei suoi primi anni di vita. è il prendersi cura allo stato puro, gratuito, totalizzante, tante volte poco gratificante perché incapace di restituire ‘in tempo reale’ dedizione ed energie donate, giorni ‘rubati’, priorità messe in discussione. La vita allo stato puro costringe a scegliere quello che per noi, famiglie, singoli e comunità, ha valore.

Non ammette mezze misure, chiede totalità, chiede scelte impegnative, di senso. Quelle che, alla fine, trasformano il mondo in un posto più degno di essere abitato.

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